Giganteschi musei segreti spuntano oggi in terre di nessuno che eludono le sovranità nazionali e sbarrano l’accesso al pubblico. Sono i luoghi di stoccaggio esentasse, dove le opere ‒ pur restando sigillate nelle loro casse ‒ sono usate come valuta alternativa per la circolazione di capitali miliardari da una sponda all’altra del globo. Un’arte senza frontiere intrappolata in zone di transito permanente; un’arte immune da tasse ma non dall’obbligo di essere una risorsa, o una facciata.
È ancora pensabile produrre e perfino apprezzare l’arte in un’epoca come la nostra, sconvolta da guerre civili permanenti e in balìa di multinazionali pronte a capitalizzare una ricostruzione perpetua, magari impreziosendola con un museo d’avanguardia disegnato da un’archistar? Che valore hanno oggi istituzioni artistiche il cui principale obiettivo è imbellettare l’immagine pubblica di questo o quel regime? È ancora possibile restituire autonomia all’arte?
Scandagliando archivi di WikiLeaks e fake news, dark web e truffe sentimentali online, Steyerl individua con rabdomantica precisione una strategia di contrattacco e resistenza. Con scrittura affilata ricostruisce i tratti di un’arte capace di farsi pratica insurrezionale, libera da ogni imperativo di esibirsi, rappresentare, educare, incarnare valori o servire una causa o un padrone. Un’arte duty free, per rifuggire alla tentazione di farsi trascinare dentro l’abisso, inglobati dal rumore bianco della contemporaneità.
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Giant secret museums are springing up today in no-man’s-lands that elude national sovereignty and bar access to the public. They are tax-free storage places, where works – while remaining sealed in their coffers – are used as an alternative currency for the circulation of billionaire capital from one side of the globe to the other. An art without borders trapped in permanent transit zones; an art immune from taxes but not from the obligation to be a resource, or a facade.
Is it still conceivable to produce and even appreciate art in an age like ours, ravaged by permanent civil wars and at the mercy of multinationals ready to capitalize on perpetual reconstruction, perhaps embellishing it with an avant-garde museum designed by an archistar? What is the value today of artistic institutions whose main objective is to embellish the public image of this or that regime? Is it still possible to restore autonomy to art?
Scouring WikiLeaks archives and fake news, the dark web and online sentimental scams, Steyerl identifies with dowsing precision a strategy of counterattack and resistance. With sharp writing he reconstructs the traits of an art capable of becoming an insurrectional practice, free from any imperative to perform, represent, educate, embody values or serve a cause or a master. A duty free art, to escape the temptation of being dragged into the abyss, englobed by the white noise of contemporaneity.